In una stagione che si preannuncia ancora incerta in modalità e tempistiche a causa dell’emergenza sanitaria per Covid-19, la società dello Junior Parma ha deciso di dare almeno ai propri atleti della squadra maggiore una sicurezza, un punto di riferimento su cui fare affidamento dentro e fuori dal campo: in poche parole, un capitano. È infatti questo il titolo di cui è stato insignito Filippo Valenti, interno classe 1997 con quasi una ventina d’anni di baseball giocato alle spalle e ancora tanta passione da regalare a questo sport.
Prodotto del vivaio, Filippo ha sempre vestito la casacca dello Junior fino all’esordio in Serie B, che ha rappresentato per lui come per altri compagni di squadra il trampolino di lancio verso le massime categorie del baseball italiano. Come racconta egli stesso, «gli ultimi 5 anni anni li ho passati in prestito al Collecchio, in A2, con una piccola parentesi in A1 la scorsa stagione, dove ho avuto la possibilità di giocare ai più alti livelli. L’esperienza a Collecchio è stata fondamentale per me perché mi ha permesso di crescere come giocatore e togliermi parecchie soddisfazioni: qui ho avuto la possibilità di giocare con gente davvero forte e con la quale mai avrei pensato di poter competere. Sono stati 5 anni di soddisfazioni, ma anche di sofferenze e delusioni, come la finale scudetto persa o la prematura uscita dai playoff…».
Tuttavia, dopo le stagioni al Collecchio (verso il quale lo Junior Parma è sempre grato per aver permesso ad alcuni dei suoi giocatori di crescere a contatto con una realtà maggiormente competitiva e professionistica), Filippo ha deciso di rispondere positivamente alla proposta della società di via Parigi di tornare per contribuire a realizzare un progetto di crescita e sviluppo incentrato principalmente sulla collaborazione tra giovani e veterani, nei quali il neo-capitano rientra a pieno titolo. Domandandogli come e quanto possa influire la sua esperienza nella squadra, Filippo si mostra fin troppo modesto:«Spero che possa aiutare, ma come me sono tornati tanti altri giocatori che hanno la mia stessa o forse maggiore esperienza… Quindi potranno essere soprattutto loro a fare da elementi trainanti durante la stagione». E sulla sua nomina di capitano:«Fa sicuramente tanto piacere pensare di essere scelto come punto di riferimento per i propri compagni. Il fatto di essere nominato rappresentante di un gruppo significa che c’è fiducia in te: questo è fondamentale e ti porta a dare ancora di più tutto te stesso per la squadra».
Parlando di ciò che si aspetta per lo Junior Parma in Serie B nell’imminente campionato (si spera), Filippo si dichiara fiducioso del lavoro che si sta svolgendo e di quello che si è svolto dall’inizio della preparazione invernale fino ad ora, dove la base giovane della squadra è entrata in piena sintonia con gli innesti nuovi e maggiormente esperti. Per questo motivo, «senza troppi dubbi bisogna dire che l’obbiettivo da raggiungere è ovviamente l’A2», dichiara il capitano, «e per fare ciò abbiamo tutte le carte in regola: una rosa ampia, un monte lungo, un buon mix di esperienza, tanta voglia di fare bene ed è quello che faremo. Pur non conoscendo nel dettaglio i nostri avversari, credo che saremo la squadra da battere».
Verso la conclusione della breve intervista, Filippo spiega cosa sia, secondo lui, un capitano e come si debba comportare:«Per me un capitano è sì un leader, un punto d’appoggio e di riferimento, ma è anche un mediatore: è attraverso di lui, infatti, che tutti i problemi e i dubbi dei giocatori devono passare, ed è attraverso la sua persona che questi devono essere portati allo staff tecnico ed eventualmente alla dirigenza, per discuterne e trovarci una soluzione. In campo, invece, un capitano deve essere un modello, di gioco e di correttezza, una guida per gli altri compagni e, soprattutto, colui che dà sempre il 100% in allenamento e durante la partita». E non a caso un giocatore dell’MLB al quale il nostro nuovo leader guarda con attenzione, considerandolo un vero esempio, è Mike Trout, emblema di professionalità, correttezza e dedizione. Dentro e fuori dal campo.